mercoledì 4 ottobre 2017

In margine alla "Cena Guevariana" del 7 ottobre. Una canzone.


Katerina Gogou.

Di canzoni dedicate a e scritte sul Che Guevara, ce ne sono probabilmente a centinaia, scritte in tutte le lingue del mondo. La più famosa è probabilmente quella scritta da Carlos Puebla nel 1965, che abbiamo riportato anche nel "chiamo" della Cena Guevariana al Fondo Comunista del 7 ottobre. Però, in questo post "in margine", si vorrebbe ricordare quella che, almeno a parere di chi scrive, è la più bella e sconosciuta di tutte. Bella, sconosciuta e differente; è una canzone, seppure esplicitamente dedicata al Che, dove non lo si nomina nemmeno per nome. Lo si chiama solo "compagno".

La scrisse, nel 1977, una poetessa e attrice anarchica greca, Katerina Gogou. Ebbe una vita tragica, tra le violenze subite da ragazzina, l'abuso di alcool e droghe, l'allontanamento forzato della figlia, gli arresti, la militanza, la solitudine; morì suicida il 3 ottobre 1993, nel quartiere di Exarchia ad Atene dove era nata e vissuta. Non è sicuramente un caso che il film più famoso che ha interpretato, Parangelià, sia dedicato alla storia di Nikos Koemtzìs, avvenuta nel febbraio del 1973 (in piena dittatura) in un localaccio ateniese. Non conoscete questa storia? Cliccate sul link e andate a vedere.

In realtà, la poesia scritta nel 1977 da Katerina Gogou sul Che Guevara, di cui allora ricorreva il decennale dell'assassinio, è molto lunga; la potete, se volete, leggere qui nella sua interezza e fareste bene a farlo. E' diventata una canzone, straordinariamente bella sebbene "abbreviata", solo nel 2012, musicata da Nikos Kallitsis e cantata da Martha Frintzila in un album interamente dedicato a Katerina Gogou. La poesia e la canzone si chiamano in greco: A re Syndrofe, "Ah, Compagno".




Ah, Compagno, quanto ci manchi...
Il tempo si è bacato
test nucleari, fronti popolari, bordelli e multinazionali
non ci lasciano amare.
Ah, Compagno, quanto ci manchi,
spie della polizia ci salgono le scale.



Lo sai, che devo dirti, dopo hanno agito assieme,
in Cina, gennaio '77, massacrano operai.
Ah, Compagno, perché non ci stavi attento,
perché non ci stavi attento di più?
Qui è lo stesso. La gente si rinchiude nel proprio guscio.



Ah Compagno, se sapessi che fardello dobbiamo portare,
e così, per quanto stanco, sei andato avanti.
Ah, Compagno, perché non ci stavi attento,
perché non ci stavi attento di più?
Ah, Compagno che non hai tradito,
viviamo nella barbarie.




Ah, Compagno, perché non ci stavi attento,
perché non ci stavi attento di più?
Ah, Compagno che non hai tradito,
viviamo nella barbarie.

Che dire? Prima di tutto è che la canzone parla di un presente, e di un presente che -volendo- è persino peggiorato. Parla di una critica, ma non è una critica al Che Guevara, il "Compagno che non ha tradito" (però, di "compagni" che hanno tradito, ce ne sono fin troppi e lo si constata con sempre maggiore amarezza e rabbia). Parla del presente di allora e di oggi, lontanissima dall'agiografia guevariana che lo ha, in gran parte, trasformato in un simbolo vuoto, una figurina pop senza più tenere conto di quel che il Che è stato realmente, e che cosa ha davvero significato. Parla di noialtri, parla della repressione, parla della barbarie. Anche di quella che stiamo vivendo ora.

Se c'è un appunto, uno solo, che si può fare alle parole di Katerina Gogou, è quel suo pur disperato rivolgersi al Che nel dirgli: "Perché non ci stavi attento di più?" Il Che, eccome che ci è stato attento. Piuttosto, siamo noialtri che ci siamo stati parecchio disattenti; e sarà bene ridircelo accingendoci a ricordare il cinquantenario del suo assassinio. Ridircelo nel macello sociale nel quale ci siamo adagiati, ridircelo cinquant'anni dopo, ridircelo e tornare ad agire di conseguenza.

Non è un caso che una canzone del genere, pur scritta molti anni prima, venga dalla Grecia del 2012. Un paese in cui il massacro sociale, la repressione, il fascismo e il capitalismo internazionale hanno colpito duramente, e continuano a farlo.

Non abbiamo ovviamente la pretesa che, tra le canzoni che saranno cantate da qualcuno sabato prossimo, mangiando arroz con cerdo e congrí oriental, e bevendo canchánchara, ci sia anche questa. Ma un brindisi anche a tutti i compagni che non hanno tradito, ci vorrebbe. A Ernesto Guevara de la Serna e a Katerina Gogou, da Cuba alla Grecia, dalla Bolivia alle Case Minime di Rovezzano, contro la barbarie, contro la disperazione e la repressione. Adelante Compañeros. Εμπρός σύντροφοι. 

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