domenica 16 novembre 2014

Publiacqua: mortale come l'amianto



La Toscana ha 3.700.000 abitanti: essa deve sopportare un carico inquinante idrico pari a quello di circa 12.130.000 abitanti. In parole povere: l'inquinamento subìto e prodotto dalle acque toscane equivale a quello dell'intera Olanda. Di questo abnorme carico inquinante idrico che grava sulla nostra regione, i ¾ sono dovuti all'industria e il resto all'agricoltura.

Chi paga? La tariffa regionale per le grandi utenze (multinazionali, media industria ecc.) è di 0,16 centesimi al metro cubo. Il cittadino, invece, paga a Publiacqua una tariffa di 2,37 euro al metro cubo: come si può vedere, la sproporzione è enorme. Secondo la Legge n° 36 del 5/1/1994 (la cosiddetta “Legge Galli”), però, per il consumo idrico è stata stabilita la seguente priorità: 1) CONSUMO UMANO; 2) Consumo agricolo; 3) Consumo industriale. Come si può vedere, e come è consueto in questo paese, la realtà dei fatti è l'esatto contrario della “legislazione”. Non si tratta di uno stato di diritto, ma di uno stato al rovescio.

A seconda del trattamento chimico e fisico, dell'affinazione e della disinfezione delle acque, esse sono state suddivise in “classi”. Ebbene, in Toscana, l'88% delle acque rientra nella classe “A3”, vale a dire la peggiore. Sono dati provenienti da relazioni ufficiali sullo stato dell'ambiente: come si può vedere, la situazione delle acque toscane è disastrosa. Ciononostante, la cittadinanza paga oro questa schifezza mentre, naturalmente, multinazionali, banche e le “società compartecipate” (che, di fatto, sono involucri vuoti, come Publiacqua) vi lucrano sopra con gli stessi profitti del petrolio.

Basta questo? No, carissima, avvelenata e tartassata cittadinanza toscana. Da circa un mese, infatti, è risaltato fuori un “piccolo” ulteriore problema. In tutta la rete di condutture di Publiacqua, che è la più estesa d'Europa, vi sono circa 225 km di tubature in cemento-amianto. Pensiamo che tutti siate a conoscenza del gravissimo pericolo cancerogeno dell'amianto, o asbesto: le cronache sanitarie e giudiziarie degli ultimi anni ne sono piene. Ebbene: Publiacqua, quella per cui il suo presidente Vannoni (Partito “Democratico”) dichiara “la mia acqua si paga cara e se non la pagate vi si stacca”, fa scorrere l'acqua destinata al “consumo umano” di Firenze, Prato, Pistoia, Empoli e Arezzo attraverso condutture cancerogene.

L'acqua di Publiacqua, quindi, si potrebbe pagare carissima: con la morte. Non ci staccano l'acqua: ci staccano la vita.

E chi ce la stacca? Ce la staccano coloro che veramente stanno dietro Publiacqua, come risulta dal suo bilancio: Monte dei Paschi di Siena, Cassa di Risparmio di Firenze (gruppo Intesa/San Paolo), Banca Popolare di Vicenza, Banca Nazionale del Lavoro, Unicredit e, in doppia quota, di nuovo il Monte dei Paschi di Siena in quanto acquirente dell'ex Banca Toscana. Inoltre, Banca Intesa e lo spagnolo Banco Bilbao Vizcaya Argentaria. La cosiddetta “acqua pubblica” toscana appartiene in realtà a una nutrita banda di banche che si servono dell'involucro “compartecipato” che va sotto il nome di “Publiacqua”. Sarebbe più onesto chiamarlo “Creditacqua”. Da stupirsi? Niente affatto. Tutto questo si chiama capitalismo, e il capitalismo è barbarie.

Per riassumere: Ci forniscono acqua di dubbia qualità (altro che i “fontanelli di alta qualità” tanto strombazzati, senza contare che un solo fontanello made in Renzi ne ha fatti chiudere dieci precedenti). Ce la fanno passare attraverso condutture a base di amianto. Ce la fanno pagare a peso d'oro, però con tutte le facilitazioni del mondo per le multinazionali presenti sul territorio. Si diceva che sui poveri piovono pietre: sbagliato. Sui poveri, in Toscana,


PIOVE AMIANTO.