IL
CAPITALISMO È BARBARIE
Il
Coronavirus ha fatto emergere, a livello eclatante, la
contraddizione tra accumulazione / profitto e la vita, nel senso più
allargato del termine.
Da
una parte una massa inerte, assopita dal modello e dalla sua
propaganda, pronta all’estremo sacrificio a proprio rischio e
pericolo, per la “patria / impresa”, che la considera solo
numeri. Dall’altra l’interesse d’impresa, accumulazione e
profitto, con l’unico obiettivo del mantenimento del modello.
L’unica
arma in mano ai proletari operai lavoratori tutti per difendersi dal
VIRUS è lo sciopero.
L’emergenza
pandemia ha prodotto il blocco progressivo di interi settori
strategici per la produzione capitalista. La chiusura delle frontiere
al grido del “si salvi chi può”, con conseguente frenata alla
movimentazione delle merci, ha provocato -come primo effetto della
globalizzazione capitalista- la totale mancanza nel giro di una
settimana delle forniture ospedaliere di base, insieme a tutto ciò
che il Mercato reputava
conveniente produrre altrove.
Ci
siamo dovuti rendere conto dell’inefficienza del sistema sanitario,
causata dalle privatizzazioni e dai tagli subiti negli ultimi
decenni.
La
trasformazione ormai è avvenuta: da esseri pensanti capaci
di autodeterminarsi, a pedine in mano delle esigenze del “Signor /
Dio Mercato”.
Tutto
viene messo in mano alla divisa che incontri, alla libera
interpretazione dello sbirro di turno, che decide ciò che è lecito
fare.
Sicuramente
non vogliamo uno stato di polizia, posti di blocco, droni,
applicazioni per il telefono per il tracciamento generalizzato e
l'induzione all’isolamento fisico (tutto necessario?) che tutto ciò
porta con sé: desolidarizzazione, paura del vicino, diffidenza per
tutto ciò che esce dallo schema imposto.
Questo ci porterà alla totale
incapacità analitica del presente, all’incapacità di gestirsi
spazi e movimenti. Le ripercussioni di questa crisi planetaria si
riverseranno sulla vita di tutti noi con un livello di immiserimento
generale.
Vogliamo
analizzare le conseguenze devastanti prodotte dallo sfruttamento
della natura da parte del modello: cambiamento
climatico, avvelenamento delle falde acquifere, delle terre, dei
mari, dell’atmosfera ecc. ?
Anche
No!
Sembra
inutile a questo punto soffermarsi sul perché e sul percome di
questo momento. Assai più utile pare affrontare i perché ed i
percome di ciò che vogliamo.
Ciò
che non vogliamo, lo hanno sicuramente analizzato ed espresso
in mille modi i tanti di noi che hanno provato a resistere
all’appiattimento totale di questi decenni.
Quindi,
è ora di agire. È arrivato il momento di iniziare a pensare tutti
insieme a come possiamo costruire il nostro futuro, pena la caduta
nelle barbarie. Tutti noi dobbiamo mettere in campo le nostre
intelligenze e iniziare a mettere nero su bianco le linee guida dei
“nostri sogni”, di ciò che nella nostra lotta quotidiana, sia
politica che sociale, ci ha dato fiato per andare avanti, ci ha dato
immaginazione e ci ha fatto vedere ciò che vogliamo. Abbiamo
appoggiato Cuba, il Venezuela ed il Rojava, i Mapuche, gli Zapatisti
del Chiapas, tutti i tentativi di liberazione ed autodeterminazione
di qualsiasi parte del mondo.
L’ESPERIENZA
DI OGNI LOTTA DI LIBERAZIONE NON APPARTIENE AL SINGOLO POPOLO MA AD
OGNI INSORGENZA, È ESPERIENZA UMANA E COME TALE DOBBIAMO FARNE
TESORO.
Partiamo
dalla solidarietà umana, dalla divisione e condivisione della
ricchezza, dal rispetto della natura, dall’abolizione dello
sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura, per costruire la
liberazione del tempo dal lavoro, per l’autogestione dei territori,
per l’indipendenza alimentare, per la realizzazione di tutte le
necessità sociali. Chi più ne ha più ne metta.
Se
in un momento come questo, in cui la contraddizione tra capitalismo e
vita emerge agli occhi di tutti (il prosciutto è caduto), e in cui
probabilmente si stanno producendo dei cambiamenti drastici, (molto
difficilmente tutto tornerà come prima), non riusciamo a far sentire
la nostra voce, ad esprimere l’idea che la possibilità di cambiare
forme e modello è reale e necessaria, perderemo una grande
occasione, e vedremo e subiremo la Loro riorganizzazione, che con
l’esperienza della pandemia (la sperimentazione di notevoli livelli
di controllo sociale), diventerà ancora più forte.
COLLETTIVO
DEL FONDO COMUNISTA
27 marzo 2020
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