venerdì 27 marzo 2020

RIFLESSIONI SULLA PANDEMIA



IL CAPITALISMO È BARBARIE

Il Coronavirus ha fatto emergere, a livello eclatante, la contraddizione tra accumulazione / profitto e la vita, nel senso più allargato del termine.
Da una parte una massa inerte, assopita dal modello e dalla sua propaganda, pronta all’estremo sacrificio a proprio rischio e pericolo, per la “patria / impresa”, che la considera solo numeri. Dall’altra l’interesse d’impresa, accumulazione e profitto, con l’unico obiettivo del mantenimento del modello.
L’unica arma in mano ai proletari operai lavoratori tutti per difendersi dal VIRUS è lo sciopero.
L’emergenza pandemia ha prodotto il blocco progressivo di interi settori strategici per la produzione capitalista. La chiusura delle frontiere al grido del “si salvi chi può”, con conseguente frenata alla movimentazione delle merci, ha provocato -come primo effetto della globalizzazione capitalista- la totale mancanza nel giro di una settimana delle forniture ospedaliere di base, insieme a tutto ciò che il Mercato reputava conveniente produrre altrove.
Ci siamo dovuti rendere conto dell’inefficienza del sistema sanitario, causata dalle privatizzazioni e dai tagli subiti negli ultimi decenni.
La trasformazione ormai è avvenuta: da esseri pensanti capaci di autodeterminarsi, a pedine in mano delle esigenze del “Signor / Dio Mercato”.
Tutto viene messo in mano alla divisa che incontri, alla libera interpretazione dello sbirro di turno, che decide ciò che è lecito fare.
Sicuramente non vogliamo uno stato di polizia, posti di blocco, droni, applicazioni per il telefono per il tracciamento generalizzato e l'induzione all’isolamento fisico (tutto necessario?) che tutto ciò porta con sé: desolidarizzazione, paura del vicino, diffidenza per tutto ciò che esce dallo schema imposto.
Questo ci porterà alla totale incapacità analitica del presente, all’incapacità di gestirsi spazi e movimenti. Le ripercussioni di questa crisi planetaria si riverseranno sulla vita di tutti noi con un livello di immiserimento generale.
Vogliamo analizzare le conseguenze devastanti prodotte dallo sfruttamento della natura da parte del modello: cambiamento climatico, avvelenamento delle falde acquifere, delle terre, dei mari, dell’atmosfera ecc. ?

Anche No!

Sembra inutile a questo punto soffermarsi sul perché e sul percome di questo momento. Assai più utile pare affrontare i perché ed i percome di ciò che vogliamo.
Ciò che non vogliamo, lo hanno sicuramente analizzato ed espresso in mille modi i tanti di noi che hanno provato a resistere all’appiattimento totale di questi decenni.
Quindi, è ora di agire. È arrivato il momento di iniziare a pensare tutti insieme a come possiamo costruire il nostro futuro, pena la caduta nelle barbarie. Tutti noi dobbiamo mettere in campo le nostre intelligenze e iniziare a mettere nero su bianco le linee guida dei “nostri sogni”, di ciò che nella nostra lotta quotidiana, sia politica che sociale, ci ha dato fiato per andare avanti, ci ha dato immaginazione e ci ha fatto vedere ciò che vogliamo. Abbiamo appoggiato Cuba, il Venezuela ed il Rojava, i Mapuche, gli Zapatisti del Chiapas, tutti i tentativi di liberazione ed autodeterminazione di qualsiasi parte del mondo.

L’ESPERIENZA DI OGNI LOTTA DI LIBERAZIONE NON APPARTIENE AL SINGOLO POPOLO MA AD OGNI INSORGENZA, È ESPERIENZA UMANA E COME TALE DOBBIAMO FARNE TESORO.

Partiamo dalla solidarietà umana, dalla divisione e condivisione della ricchezza, dal rispetto della natura, dall’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura, per costruire la liberazione del tempo dal lavoro, per l’autogestione dei territori, per l’indipendenza alimentare, per la realizzazione di tutte le necessità sociali. Chi più ne ha più ne metta.
Se in un momento come questo, in cui la contraddizione tra capitalismo e vita emerge agli occhi di tutti (il prosciutto è caduto), e in cui probabilmente si stanno producendo dei cambiamenti drastici, (molto difficilmente tutto tornerà come prima), non riusciamo a far sentire la nostra voce, ad esprimere l’idea che la possibilità di cambiare forme e modello è reale e necessaria, perderemo una grande occasione, e vedremo e subiremo la Loro riorganizzazione, che con l’esperienza della pandemia (la sperimentazione di notevoli livelli di controllo sociale), diventerà ancora più forte.

COLLETTIVO DEL FONDO COMUNISTA
27 marzo 2020


Medici da Cuba



mercoledì 25 marzo 2020

Costruiamo gli anticorpi al Coronavirus!



COSTRUIAMO GLI ANTICORPI
AL CORONAVIRUS

19 marzo 2020


Al diffondersi di un virus, lo sappiamo ormai bene, sono gli organismi più deboli, quelli più indifesi, a correre i pericoli maggiori.
Le epidemie più gravi che la storia ricordi sono infatti direttamente collegate a periodi di carestia, di miseria, di guerra.
Il Corona virus non fa eccezione e se oggi la nostra società è in ginocchio è perché essa è resa vulnerabile dalla carestia che prende il nome di crisi economica perenne, dalla miseria intellettuale che ci circonda e dalla guerra ai ceti meno abbienti.
Se il Sistema sanitario nazionale non è in grado di far fronte all’emergenza è perché è stato progressivamente smantellato a vantaggio della sanità privata:
riducendo il personale, tagliando i posti letto, accorpando i presidi sanitari… Quei tagli alla sanità che, è bene ribadirlo, sono figli di una precisa scelta politica che ha derubricato la nostra salute a vantaggio di cose ben più importanti per chi ci governa: oggi apprendiamo con orrore che un solo caccia F35 costa allo stato italiano quanto 7000 ventilatori polmonari.
L’emergenza non è però solo sanitaria, siamo anche in piena emergenza economica. E come poteva non accadere in un paese che la globalizzazione e la nuova suddivisione del mondo in mono aree economiche, ha voluto trasformare in un gigantesco parco giochi per turisti? Ci sono paesi in cui anche i bambini sono costretti ad andare in miniera, altri in cui l’economia ruota interamente intorno alla finanza e altri, come l’Italia, destinati ad accogliere le vacanze dei benestanti di tutto il mondo. Nel nome del profitto si sono svenduti i centri storici, le campagne, i prodotti stessi della terra.. siamo diventati un popolo che direttamente o indirettamente vive di turismo: oggi paghiamo il conto di queste scelte.
Ogni giorno migliaia di persone vengono “lasciate a casa” a causa del corona virus, strozzate per di più da un costo della vita che rimane nella maggior parte dei casi “a misura di turista”. Il conto è reso inoltre ancor più salato dalla più completa inutilità a cui si sono auto relegati i sindacati confederali ormai da anni. Incapaci non solo di pretendere la chiusura dei posti di lavoro, ma anche solo la loro messa in sicurezza, impotenti nel tutelare i precari, i lavoratori in nero, gli assunti nelle cooperative, i lavoratori stagionali…
Ad emergere insieme al contagio è anche la barbarie culturale in cui ormai siamo immersi: chi fino a ieri sembrava disposto ad affogare con le proprie mani chi era in fuga dalla guerra, oggi lo abbiamo visto scappare di notte dalle zone rosse alla volta delle seconde case al mare, con buona pace della salute di tutti. Motore delle azioni più ignobili, dal razzismo verso gli asiatici all’accaparrarsi del materiale sanitario, è la paura. Una paura di cui i primi responsabili sono politici e giornalisti.
Due facce della stessa medaglia il cui obiettivo comune è “vendersi”, certo non tutelarci: i primi per non perdere consensi, i secondi per aumentare le vendite. Una paura alimentata dalla confusione di una classe dirigente che ha mostrato tutta la sua impreparazione e inefficacia, la cui principale risposta è stata sinora quella già testata su ogni tipo di emergenza: l’aumento del controllo e, come dimostra la drammatica vicenda della gestione delle carcere italiane, della repressione.
Questa emergenza ha mostrato chiaramente che non c’è più tempo per chiedere, ora è il momento di pretendere. Pretendere innanzitutto che la nostra salute sia realmente al primo posto e si faccia tutto il possibile per tutelarla, compreso l’esproprio delle cliniche private.
Soprattutto è però il momento di costruire, tutti assieme, quegli anticorpi all’interno della nostra società affinché una situazione del genere non si possa ripetere mai più. Investendo nella sanità, difendendo i lavoratori, organizzando un’informazione libera dalla logica del profitto e del sensazionalismo a tutti i costi, modificando radicalmente il nostro modello economico.
Una cosa deve infatti essere chiara:
NON PAGHEREMO NOI QUESTA ENNESIMA CRISI, non cascheremo nella retorica dei sacrifici per il bene di tutti. I soldi dovranno essere presi dove ci sono, in primis da chi da quest’emergenza sta guadagnando, perché dalle crisi si esce tutti insieme, abbandonando quell’egoismo che si è diffuso nella nostra penisola ancor più velocemente del virus.