La
Toscana ha 3.700.000 abitanti: essa deve sopportare un carico
inquinante idrico pari a quello di circa 12.130.000 abitanti.
In parole povere: l'inquinamento subìto e prodotto dalle acque
toscane equivale a quello dell'intera Olanda. Di questo abnorme
carico inquinante idrico che grava sulla nostra regione, i ¾ sono
dovuti all'industria e il resto all'agricoltura.
Chi
paga? La tariffa regionale per le grandi utenze (multinazionali,
media industria ecc.) è di 0,16 centesimi al metro cubo. Il
cittadino, invece, paga a Publiacqua una tariffa di 2,37
euro al metro cubo: come si può vedere, la sproporzione è
enorme. Secondo la Legge n° 36 del 5/1/1994 (la cosiddetta “Legge
Galli”), però, per il consumo idrico è stata stabilita la
seguente priorità: 1) CONSUMO UMANO; 2) Consumo agricolo; 3)
Consumo industriale. Come si può vedere, e come è consueto in
questo paese, la realtà dei fatti è l'esatto contrario della
“legislazione”. Non si tratta di uno stato di diritto, ma
di uno stato al rovescio.
A
seconda del trattamento chimico e fisico, dell'affinazione e della
disinfezione delle acque, esse sono state suddivise in “classi”.
Ebbene, in Toscana, l'88% delle acque rientra nella classe
“A3”, vale a dire la peggiore. Sono dati provenienti da
relazioni ufficiali sullo stato dell'ambiente: come si può vedere,
la situazione delle acque toscane è disastrosa.
Ciononostante, la cittadinanza paga oro questa schifezza mentre,
naturalmente, multinazionali, banche e le “società compartecipate”
(che, di fatto, sono involucri vuoti, come Publiacqua) vi lucrano
sopra con gli stessi profitti del petrolio.
Basta
questo? No, carissima, avvelenata e tartassata cittadinanza toscana.
Da circa un mese, infatti, è risaltato fuori un “piccolo”
ulteriore problema. In tutta la rete di condutture di Publiacqua, che
è la più estesa d'Europa, vi sono circa 225 km di tubature
in cemento-amianto. Pensiamo che tutti siate a conoscenza del
gravissimo pericolo cancerogeno dell'amianto, o asbesto: le
cronache sanitarie e giudiziarie degli ultimi anni ne sono piene.
Ebbene: Publiacqua, quella per cui il suo presidente Vannoni (Partito
“Democratico”) dichiara “la mia acqua si paga cara e
se non la pagate vi si stacca”, fa scorrere l'acqua destinata
al “consumo umano” di Firenze, Prato, Pistoia, Empoli e Arezzo
attraverso condutture cancerogene.
L'acqua
di Publiacqua, quindi, si potrebbe pagare carissima: con la morte.
Non ci staccano l'acqua: ci staccano la vita.
E
chi ce la stacca? Ce la staccano coloro che veramente stanno dietro
Publiacqua, come risulta dal suo bilancio: Monte dei Paschi di
Siena, Cassa di Risparmio di Firenze (gruppo Intesa/San Paolo),
Banca Popolare di Vicenza, Banca Nazionale del Lavoro, Unicredit
e, in doppia quota, di nuovo il Monte dei Paschi di Siena
in quanto acquirente dell'ex Banca Toscana. Inoltre, Banca Intesa
e lo spagnolo Banco Bilbao Vizcaya Argentaria. La
cosiddetta “acqua pubblica” toscana appartiene in realtà a una
nutrita banda di banche che si servono dell'involucro
“compartecipato” che va sotto il nome di “Publiacqua”.
Sarebbe più onesto chiamarlo “Creditacqua”. Da stupirsi? Niente
affatto. Tutto questo si chiama capitalismo, e il capitalismo
è barbarie.
Per
riassumere: Ci forniscono acqua di dubbia qualità (altro che
i “fontanelli di alta qualità” tanto strombazzati, senza contare
che un solo fontanello made in Renzi ne ha fatti chiudere dieci
precedenti). Ce la fanno passare attraverso condutture a base di
amianto. Ce la fanno pagare a peso d'oro, però con tutte le
facilitazioni del mondo per le multinazionali presenti sul
territorio. Si diceva che sui poveri piovono pietre: sbagliato. Sui
poveri, in Toscana,
PIOVE
AMIANTO.
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